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  1. Aprile, dolce dormire

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    FF Aprile dolce dormire
    By Luce il 17 April 2024
     
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    APRILE… DOLCE DORMIRE

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    La primavera era esplosa all’improvviso e in tutto il suo splendore: quel mese di aprile era tutto un tripudio di colori brillanti, fiori, profumi nell’aria tiepida e al ranch Makiba tutti se ne erano accorti, si sentivano più in forma che mai e avevano tanta voglia di divertirsi.
    Il lavoro alla fattoria si era fatto più impegnativo con le mandrie da portare al pascolo, cavalli da governare, capre da mungere e stalle da sistemare.
    Gli animali soprattutto reclamavano i loro diritti e non ce la facevano a stare fermi, volevano uscire e correre a più non posso, quindi sporcarsi con conseguente maggior lavoro per Venusia, Actarus e Alcor, i quali parevano seguire il motto: “Voglia di lavorare saltami addosso”.

    Inutile dire che Rigel se ne accorgeva subito e non faceva che riprenderli, dando lui stesso un ottimo esempio di gran lavoratore, stando appostato quasi tutto il giorno sulla torre avvista ufo e nelle ore restanti fare la siesta sotto un albero, affermando di lavorare moltissimo e senza l’aiuto di nessuno.
    Dopo qualche giorno aveva perso decisamente la pazienza e riunito tutto il gruppo, aveva comandato loro urlando a voce spiegata:
    “Oggi porterete tutti i cavalli a fare una lunghissima galoppata, chiaro??? Poi arrivati al ruscello li laverete a dovere, ecco sapone e spazzola, fate un buon lavoro, razza di sfaticati!
    Al ritorno dovete fare la spesa, sistemare le provviste, preparare la cena e rigovernare.
    Possibile che in questi giorni non vi riesca fare niente? Forza, badate che vi controllo, correte, svelti, e non dimenticate niente, mi raccomando!”
    Appena arrivati dopo la corsa a cavallo, avevano sì immerso gli animali nell’acqua, ma quanto a loro si erano persi a raccogliere fiori, suonare la chitarra, immergersi a loro volta nel ruscello divertendosi un mondo a spruzzarsi con l’acqua: l’unico lavoro svolto fatto da Mizar, era stato pescare qualcosa senza troppo entusiasmo.
    Banta si era unito al gruppo ben volentieri e senza essere invitato.
    Alcor nel frattempo era stato contattato da Boss, il quale gli chiedeva se poteva venire a fargli visita, avendo in mano dei progetti nuovi di zecca per la costruzione di un nuovo robot e qualche aggeggio annesso.
    Il ragazzo aveva accettato subito, pregandolo di portare con sé i suoi aiutanti, Nuke e Mucha per un picnic in prossimità del torrente: avevano preparato da mangiare per un esercito, visto che quando erano presenti Banta e Boss non ce ne era mai abbastanza. I due avevano mostrato di gradire molto della presenza di Venusia, quindi avevano raccolto dei fiori per lei, cantato, ballato, inventato sciocche storielle, fatto di tutti per di catturare l’attenzione della ragazza, la quale aveva gentilmente accettato, ma era oltremodo palese che tutta la sua attenzione e i suoi sguardi erano rivolti a un altro genere di presenza maschile, la quale presenza, in quel momento stava intonando un ritmo piacevole e armonioso con la sua inseparabile chitarra.
    Era pomeriggio inoltrato, quando Venusia si alzò in fretta, comunicando a tutti i presenti:
    “Si è fatto tardi, quasi me ne dimenticavo, ma tra poco passa l’autobus e io devo andare in palestra; tra una decina di giorni abbiamo la gara e non posso mancare agli allenamenti. Arrivederci a tutti!”
    Si allontanò quindi con passo svelto, mentre il resto del gruppo, senza troppo entusiasmo sistemava tutte le cose per fare ritorno a casa.
    Tornarono quindi alla fattoria con i cavalli tutti inzaccherati, stanchi e affamati.
    Intanto Rigel armeggiava in cucina, cercando di mettere insieme qualcosa di commestibile per la cena. Tutto il giorno era stato a mungere le capre, visto che in quel periodo producevano una quantità di latte da far paura, poi aveva caricato i recipienti sul carro per portali alla Centrale, ma aveva avuto un piccolo intoppo, dato che la ruota si era fermata dentro una buca, quindi metà del carico si era rovesciato a terra Era decisamente di cattivo umore, che andò peggiorando quando vide il gruppo tornare a casa in quello stato.
    Quella notte rimuginò a lungo tra sé sul come tornare a far funzionare le cose al ranch nel giusto ordine e, sul far dell’alba, venne folgorato da un’idea, secondo lui infallibile.

    Da diverse settimane le condizioni pietose della stalla gridavano vendetta: da tempo ormai immemorabile non veniva sistemato il fieno, le pareti avevano urgente bisogno di riparazioni, gli animali avevano poco spazio perché tutta la paglia veniva addossata dove capitava, attrezzi sparsi e fuori posto, un disordine da paura. No, così non poteva continuare.
    Terminata la prima colazione, alla quale aveva presieduto anche Alcor e dopo aver spedito Mizar a scuola di corsa, Rigel li aveva così apostrofati: “Voi tre, tutta la mattinata la finirete dentro le scuderie a fare il lavoro che avete trascurato da settimane, verrò a chiamarvi io quando potrete uscire, chiaro? Vietato assentarsi anche solo un minuto, dico sul serio, razza di fannulloni e se avete finito di mangiare, uscite di corsa e cominciate, svelti !!!”
    Uscì prima di loro sfregandosi le mani con fare nervoso e soddisfatto, dicendo tra sé: “Deve ancora nascere quello che può farmi fesso.”
    Era oltremodo di malumore anche perché la sera prima, quando i ragazzi erano rincasati, invece di portare le provviste del supermercato come aveva raccomandato loro di fare, avevano buttato sul tavolo alcune schifezze fritte con dell’olio rancido comprate in un chiosco in cui si erano imbattuti sulla via del ritorno.
    Rigel aveva sistemato sopra la stalla, tra la porta e il tetto, un secchio vernice verde, dimodochè, se uno di loro fosse uscito prima di finire il lavoro senza il suo permesso, avrebbe avuto il recipiente rovesciato addosso, col marchio inconfondibile della sua diserzione.
    Actarus Alcor e Venusia si erano messi alacremente al lavoro già da un paio d’ore, mentre Rigel dalla sua torre aveva deciso che quel giorno stesso un ufo doveva per forza arrivare, sì, atterrare lì alla fattoria.
    “Voglio parlare con voi… mi sentite? Qui il vostro amico Rigel, venite presto!”
    Buttò per caso lo sguardo in basso e vide qualcosa che secondo lui non poteva essere terrestre: due enormi sagome verdi vicino alla stalla che si muovevano. Corse giù dalla torre con la velocità del fulmine, andò incontro loro a braccia spalancate e un sorriso a trentadue carati.
    “Lo sapevo! Lo sapevo, che oggi avreste colto il mio invito, finalmente! Avete ricevuto i miei messaggi, era ora! Dite qualcosa, sono anni che vi aspetto!”
    Le due figure verde smeraldo erano alquanto arrabbiate e gli risposero in malo modo.
    “Che storia è questa di collocare la vernice sopra il tetto, non hai l’apposito ripostiglio? E il coperchio? Da quando in qua, si lascia il barattolo di vernice aperta?”
    Davvero desolato, Rigel cercò di sillabare qualche scusa decente, ma presto realizzò che quei due erano Hara e Banta, i quali si erano intrufolati abusivamente nel suo ranch, quindi dalle scuse, passò rapido agli insulti.
    “Chi vi ha dato il permesso di entrare? Cosa ci stavate facendo dentro la mia stalla? Banta, ti ho detto mille volte che se ti pesco nel mio ranch ti scotenno e ti scortico vivo, capito???”
    “Lascia stare il mio bambino, guai a te se ti azzardi a toccarlo, ladro infame, sono mesi che ti ho prestato la cassetta degli attrezzi e il forcone, ancora non me li hai restituiti! Eravamo lì dentro a cercarli e non li abbiamo trovati, tirali fuori subito!” Hara gridava con quanto fiato aveva in corpo e minacciava Rigel col pugno chiuso.
    “Come ti permetti dare a me del ladro? Se è per quello, voi due, quante volte avete mangiato qui da me gratis senza mai ricambiare? Quante volte vi ho regalato chili di riso e prestato altre cose mai restituite? Ladri sarete voi! Vi ho permesso di usare un cavallo e me lo avete riportato mezzo azzoppato! Per forza, ci siete saliti tutti e due insieme facendolo per giunta correre, miracolo che non sia morto!”
    Intanto Hara aveva addocchiato un bottiglione di acquaragia e con uno strofinaccio aveva preso a sfregarsi nel tentativo di eliminare la vernice e con lo stesso strofinava anche Banta, col risultato che, alla fine, sembravano entrambi due enormi ramarri a pois.
    Scoppiò una lite furibonda, facevano gara a insultarsi nel peggiore dei modi.
    I tre ragazzi intanto, avevano terminato tutto il lavoro e quindi deciso di recarsi da Procton per sapere se c’erano delle novità.

    Il Centro di Ricerche Spaziali, all’origine, era stato ideato dal Dott. Procton per soddisfare la sua passione per l’astronomia; scoprire i misteri dell’Universo era il suo più grande desiderio, quindi aveva studiato e investito moltissimo, costruendo appunto il laboratorio.
    Quando la Terra era stata minacciata da Vega, si era dovuto arrendere al fatto del grave pericolo che incombeva, e il suo Centro si era trasformato poco a poco in una fortezza per respingere gli attacchi bellici che venivano dallo spazio e tutto il suo tempo era impegnato a stare sempre in guardia col suo gruppo di fidati collaboratori per prevenire in tempo qualsiasi minaccia.
    Appena i tre giovani ebbero varcato la porta dello studio, videro uno spettacolo insolito, ma subito credettero di aver capito male.
    In uno stato di estasi totale, il dottore ammirava dal monitor tutto il firmamento, le costellazioni, i pianeti, le stelle; non si accorse del loro arrivo e, come ipnotizzato, osservava sempre più estasiato l’intero Universo.
    I suoi collaboratori non erano da meno in quanto a distrazioni: Hayashi era in contatto con Stella e programmavano di incontrarsi presto, gli altri leggevano il giornale, si divertivano col computer, uscivano a fare un giro. Se in quel momento fosse piombato su di loro uno stormo di minidischi, nessuno se ne sarebbe accorto.
    C’era da chiedersi il motivo di tanto cambiamento: perchè nessuno aveva più voglia di fare le solite cose, quasi avessero una sorta di amnesia, addirittura parevano indifferenti ai propri doveri e al prossimo.

    Questo strano “virus”, sembrava non essere solo terrestre, dato che gli ospiti della base lunare Skarmoon parevano aver dimenticato il loro principale scopo: occupare la Terra e costruire nuovi mostri adeguati.
    L’inappuntabile Ministro delle Scienze, Zuril, aveva scoperto le arti marziali e ogni giorno si esercitava in qualcosa di nuovo. Gandal e consorte giocavano a carte e canasta, mentre Hydargos aveva scoperto l’arte dei liquori “fai da te”.
    Re Vega era in contatto radio con la figlia Rubina per avere notizie su Rubi e le possibili insurrezioni dei suoi abitanti: la ragazza si era fatta sentire e vedere dal monitor, quasi irriconoscibile.
    Occhi gonfi con tanto di borse e spettinata. Indossava un pigiamone di pile almeno due taglie più grandi e ai piedi delle enormi ciabatte: la destra aveva sopra un cane di peluche, la sinistra un gatto dello stesso materiale.
    Dopo un gigantesco e infinito sbadiglio, si decise a notiziare il padre:
    “Sono giorni che non esco, qui sembra procedere tutto regolare. Anche oggi non mi va di andare da nessuna parte, anzi, mi dici che ore sono? Quasi mezzogiorno? Beh, allora torno a letto, ciao, a risentirci.”
    “Fai pure come ti senti e riguardati, nemmeno io sto tanto bene, una debolezza che non mi abbandona; ho lasciato qualche giorno di ferie a tutti i miei soldati e comandanti.”

    Cosa poteva essere questo fatto stranissimo e universale? Alla radio e alla televisione davano qualche vaga e incerta notizia: sembrava che alcuni strani batteri circolassero nell’aria provocando stanchezza, insonnia, apatia e/o aggressività, astenia o iperattività, vuoti di memoria, cambiamento dell’umore e della personalità. Erano però anche certi che, al primo abbondante acquazzone, tutto si sarebbe risolto, come infatti avvenne.
    Dopo circa un mese in cui il cielo era sempre limpido e senza l’ombra di una nuvola, su tutta la Terra scoppiarono violenti temporali e così anche in Giappone, ripulendo completamente l’aria da quei batteri insidiosi, e gli effetti furono immediatamente visibili su tutti, paragonabili se vogliamo, al risveglio dei personaggi della “Bella Addormentata”: quindi, i nostri eroi, ripresero le loro attività e il loro modo di essere esattamente da dove si erano interrotti.

    Il primo evento più vistoso ed eclatante, fu infatti un gigantesco mostro da combattimento inviato dalle truppe di Vega sulla Terra e subito intercettato da Procton e collaboratori. Combattuto e vinto dal Team di Goldrake.
    L’attività alla fattoria Betulla Bianca tornò come ai tempi soliti e ognuno di loro riprese a fare le stesse cose di sempre, con una totale e completa amnesia di quanto era avvenuto durante le ultime settimane.


    FINE
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