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    By Luce il 17 April 2024
     
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    CONDIZIONAMENTI

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    Era trascorso più di un anno da quando Vega aveva iniziato il suo tentativo di conquista sulla Terra.
    In quell’arco di tempo c’era stato tutto un susseguirsi di: sempre nuovi mostri da combattimento che piombavano sul pianeta azzurro, ricatti, veghiani travestiti da terrestri per agire indisturbati, plagio sui più giovani, condizionamenti sulle onde cerebrali delle persone allo scopo di pilotarli a piacimento e altro.
    Decine e decine di studi, esperimenti messi in atto: era tempo di fare ordine, pensò tra sé, il pragmatico Ministro delle Scienze. Era tra l’altro un lavoro che nessuno aveva mai voglia di fare perché, oltre che noioso, era alquanto deprimente, visto che avevano collezionato solo sconfitte. Ma per uno scienziato di larghe vedute come lui, era un incentivo a fare meglio: riordinando ogni cosa sarebbe stato più facile capire l’errore e non ricaderci più.

    Di buon mattino si mise al computer per sistemare e catalogare ogni cosa, mettendo in ordine alfabetico i nomi dei mostri utilizzati, le date dei combattimenti, come il mostro era stato sconfitto, i condizionamenti. Su questi ultimi, il computer oculare di Zuril si fermò a lungo come ipnotizzato.
    “Vediamo… la prima volta è stata condizionata Stella, poi Alcor… poi Naida, eccola qui.”
    Osservò bene e a lungo le immagini delle vittime, il decorso dello stato ipnotico, il finale.
    Allineò in ordine le date dell’ideazione del sistema sul pianeta Vega, l’impatto terrestre, il nome della vittima prescelta, il sistema di controllo usato, da chi era stato ideato, messo in atto, non si lasciò sfuggire nemmeno un particolare.
    Dopo circa due ore, aveva chiara e distinta la mappa di questo sistema e doveva ammettere che se non fosse stato scoperto in un qualche modo dai terrestri, aveva funzionato molto bene!
    “Quindi, ci sono!”
    Un sorriso lo illuminò per la genialissima idea che stava prendendo forma nel suo cervello.

    “Mai avuto il minimo ostacolo per conquistare una donna, mai! Solo con Rubina non ci sono ancora riuscito, accidenti! Per una questione di principio, di dignità e di rivincita devo farcela, e anche perché lei mi piace moltissimo, ovvio!” pensava Zuril, mentre un pericoloso e febbrile luccichio nello sguardo lo portava quasi alle soglie del delirio e intanto si sfregava le mani tutto soddisfatto.
    “Condizionamento! Ecco cosa ci vuole per riuscire nell’impresa senza ombra di dubbio!”
    Come agire?
    “Allora, ho saputo che la principessa sosterà alla base lunare per almeno due settimane: benissimo, del tempo ce ne è d’avanzo!”

    Mentre formulava questi pensieri, la Quenn Panther di Rubina atterrò.
    “Eccola, è lei! Sta arrivando. Non voglio infastidirla, quindi non le corro incontro, la vedrò più tardi e solo “casualmente”, ora devo mettermi all’opera.”
    Meditò tra sé che, durante il sonno notturno della fanciulla, la sua mente indifesa e libera da ogni controllo razionale, avrebbe assorbito come una spugna tutti i suoi condizionamenti amorosi che le avrebbe inflitto senza sosta ogni notte e per tutto il suo soggiorno su Skarmoon.
    “Alla fine, mi cadrà ai piedi come una pera cotta”, pensò ad alta voce ridendo sguaiatamente.
    Si divertì ad immaginarla col lungo abito regale a brandelli, la corona persa lungo la folle corsa in cui lei lo implorava a mani giunte di amarla, che lo voleva a tutti i costi, che sarebbe morta… la vedeva strapparsi i capelli disperata e in lacrime.
    “Intanto sistemo il tutto, poi penserò a divertirmi, e con gli interessi! Se ne pentirà alla grande di avermi snobbato e preso in giro come un idiota!”

    Zuril entrò di soppiatto negli appartamenti della principessa, installò un apparecchio invisibile agli occhi di chiunque. Tale marchingegno, si sarebbe attivato in modo autonomo nel cuore della notte, ripetendole per ore e ore che lei amava quell’uomo, lo desiderava con tutte le forze e, oltre a questo, sulla parete sarebbero apparse per delle frazioni di secondo le immagini di lui in tutto il suo splendore, messaggi subliminali continui e martellanti, ma al tempo stesso inafferrabili.
    “Tempo una settimana e sarà mia! Chissà che faccia faranno tutti e che invidia avrà Gandal!”


    “Ben arrivata Rubina, entra”, le disse con insolita premura re Vega indicandole la poltrona del suo studio perché si accomodasse.
    “Scusami se ti ho fatta venire fin qui, so bene che su Rubi hai tanto da fare, però ho bisogno della tua presenza da noi per alcune settimane, non potevo farne a meno, lo capirai tu stessa.”
    “Per me va bene, spero solo che la faccenda non sia lunga. Di che si tratta?”
    “Ho bisogno che tu dia una dritta ai nostri soldati. Vedi, da qualche tempo li vedo svogliati, coi riflessi lenti, mah, è come si fossero presi delle ferie senza il mio consenso. Sei molto brava a farti intendere senza tanti giri di parole, quindi vorrei che esercitassi la tua bravura anche qui: una volta che saranno tornati a rigare dritto come sempre, sarai libera. Te la senti? Non ti chiedo troppo, vero?”
    “Ho capito, per me va bene e credo di farcela in pochi giorni. Se non ti dispiace, vorrei mettermi in contatto coi miei sudditi, Ci vediamo più tardi, all’ora di cena.”
    Re Vega sorrise soddisfatto: sua figlia gli somigliava sempre di più!

    Rubina entrò nei suoi appartamenti: nel salottino adiacente la stanza da letto, sistemò il computer.
    In capo a due ore aveva già impartito gli ordini su Rubi ai suoi sottoposti, stroncata una rivolta sul nascere, individuato un nuovo pianeta da sottomettere, beccato un sorvegliante che intascava dei preziosi e subito incarcerato in attesa di processo, imbastita la bozza di un genocidio, qualche schizzo di un mostro molto carino e simpatico che le era venuto in mente durante il viaggio. Alla fine, ammirò soddisfatta il suo lavoro. Sbadigliò a lungo stiracchiandosi, poi si diresse verso la sala da pranzo.
    Gandal e consorte la salutarono con la solita deferenza, Zuril apparve dalla direzione opposta e le fece un lieve inchino senza leziosità alcuna.
    “L’hanno capita finalmente, sanno che devono rispettarmi: non permettere nessuna confidenza dà i suoi risultati”, pensò soddisfatta la principessa.

    Verso le undici tutti si ritirano, e alla base lunare piombò il silenzio.
    Su Skarmoon, anche nelle ore di totale inattività, regnava sempre un persistente e monotono rumore di sottofondo dovuto all’atmosfera e al tipo di costruzione fatta dai veghiani.
    Tutti si erano ormai abituati e non lo sentivano più, Rubina invece non lo sopportava, quindi per essere certa di riposare perfettamente si turò le orecchie con due formidabili tappi a prova di bomba e una mascherina nera sugli occhi, dato che la luna sopra la quale erano adagiati, mai li lasciava totalmente al buio.

    Il nuovo giorno, vide una ragazza perfettamente riposata e oltremodo soddisfatta: aveva fatto un lunghissimo sonno senza interruzioni di sorta e privo di sogni.
    Premette un pulsante e dal muro uscì il vassoio della colazione, quindi andò dritta filata al suo lavoro di sorveglianza delle guardie.

    A metà giornata, Zuril iniziò ad osservarla di nascosto. Cercava degli indizi nell’espressione del viso, nella luce degli occhi, sperava di vederla tormentata e senza pace, in cerca di qualcosa.
    “Sta uscendo, allora passo davanti a lei come per caso, vediamo che reazione ha!”
    Rubina camminava dritta e fiera, intravide lo scienziato e lo salutò con un lieve cenno del capo, fredda e glaciale.
    “E’ ancora presto, solo una notte è passata, ancora un poco di pazienza. Vado a controllare se la sua porta è aperta, così rincaro la dose dei messaggi.”
    Fu fortunato, quindi mise sotto al cuscino un piccolo oggetto, lo stesso che era stato impiantato nel cervello di Naida. Al suo interno, un microregistratore ripeteva all’infinito e senza sosta: “Tu ami Zuril, non puoi stare senza di lui, è l’uomo per te, lo ami, lo ami, lo ami…”

    Il mattino successivo, Rubina si alzò poco prima dell’alba per prendere contatti coi suoi sudditi. Si fece mandare tutti i resoconti della situazione su Rubi, impartì nuovi ordini, poi tutta soddisfatta andò nello studio del padre.
    “Qui tutto sta filando liscio, credo di riuscire a cavarmela in meno di quindici giorni. I tuoi soldati avevano bisogno soltanto di una nuova impronta logistica, tutto qui.”
    Vega la fissò soddisfatto, tuttavia non voleva lasciarla partire così in fretta, stavano così poco insieme, quindi la convinse a fermarsi ancora qualche giorno.
    “Fai un giro per tutta la base, osserva bene ogni cosa, fai sentire la tua presenza!”

    Nel frattempo, Zuril non stava più nella pelle: la sua fantasia si andava popolando di immagini tragicomiche. Rubina ai suoi piedi, non mangiava e non dormiva più, malata d’amore per lui… alla fine, in un gesto di magnanimità, lui la sollevava da terra e insieme fuggivano nello spazio uniti per sempre…
    “Sì, per sempre felici e contenti. Dove l’ho sentita questa frase? Boh, l’avrò sognata.”
    Però, non era un sogno la ragazza altera e sprezzante che gli passava davanti senza chiedere nemmeno permesso e non lo degnava di uno sguardo che non fosse saccente e spregevole.
    “Com’è che ancora non funziona? Eppure l’apparecchio è attivo, l’ho sentito tante volte, le immagini scorrono sul muro, quindi? Forse si vergogna della sua debolezza e sta lottando con sé stessa, ma non può durare a lungo.”

    Sulla porta d’ingresso centrale, si materializzò all’improvviso una figura di donna dai lunghissimi capelli scuri. Aveva un’aria minacciosa e per nulla amichevole; ma chi era? E cosa voleva?
    Rubina le andò incontro sicura, la donna la scostò sgarbatamente e si fiondò diretta verso Zuril che aveva intravisto sul fondo del corridoio. Lo investì con parole aggressive e minacciose.
    “Dove ti eri cacciato? Sono giorni che ti aspetto! Avevamo appuntamento, non sei venuto e nemmeno mi hai chiamata per avvertirmi!”
    La donna l’aveva preso per la giacca e lo teneva sollevato da terra con una forza incredibile.
    Lui tremava e non trovava parole; tutto preso dalla messa in atto di quel piano demenziale per conquistare Rubina, aveva completamente dimenticato quella sua relazione.
    “Credevi di essere riuscito a nasconderti bene, vero? Invece ti ho trovato, ho messo a soqquadro mezzo universo e ce l’ho fatta, non mi fai fessa, cosa credi?”
    Lo investiva con parole taglienti e rimbombanti che facevano tremare tutta la base.
    Ad un tratto, posò lo sguardo sprezzante sulla principessa.
    “E questa chi è? Il tuo passatempo quando io non ci sono?”
    Finalmente, Zuril riuscì a sillabare qualche parola.
    “No, no, lei…. lei è… è… ma stava andando via…”
    Un urlo disumano tagliò l’aria.
    “Quindi mi trovo in una casa per appuntamenti, vero? Quindi hai creduto che io sia di quel genere, vero? Quindi mi hai usata, vero? Non sono una schifosa sciacquetta come questa io!” urlò indicandola col dito.
    “Hai davvero un pessimo gusto, puà!” Sottolineò la frase con un’orribile espressione di disgusto.

    Rubina era rimasta senza favella: aveva aperto due volte la bocca, ma nessun suono era uscito.
    La donna lasciò improvvisamente la presa su Zuril e questi cadde pesantemente a terra, mentre lei usciva da dove era entrata urlando e gesticolando, lanciando improperi e minacce in tutte le lingue.

    Re Vega e Gandal si materializzarono sullo sfondo del corridoio.
    “Che succede? Abbiamo sentito un trambusto, tutto a posto?”
    “No, niente di grave”, articolò Rubina con sforzo estremo e ancora sotto shock.
    “Io devo tornare su Rubi, mi cercano”, disse lentamente con occhi fissi e inespressivi.
    Dentro di sé mormorava: “Meglio allontanarsi da questo manicomio prima che sia troppo tardi.”
    Partì in silenzio e quasi senza saluti.

    Un’altra notte era sopraggiunta su Skarmoon.
    Il sovrano piuttosto stanco, si congedò per primo.
    “Maestà, non andate a riposare?” chiese gentilmente lady Gandal. “La sua stanza è dalla parte opposta.”
    “Lo so, ma stanotte voglio dormire in quella di Rubina. Già sento la sua mancanza, poi è più fresca e silenziosa.”
    “Buonanotte, Maestà.”
    Un lieve “buonanotte” uscì anche dalla bocca di Zuril, poi decise di uscire per prendere un po' d’aria.
    Era ancora traumatizzato dai fatti della giornata: continuava a chiedersi come mai Rubina era sempre la stessa, perché non era pazza di lui? Il piano era perfetto, infallibile.
    “Vado a controllare quegli strumenti.”
    Dopo un attimo, realizzò che Vega stava dormendo nella camera della figlia e tutti i dispositivi di condizionamento era ancora super attivi.
    “Noooooooo!!!!! E adesso come faccio? Se per la principessa quel sistema non ha funzionato, non significa che…”
    Non volle a pensare al seguito, ma gli occhi della mente gli mostrarono in tutta la sua tragedia, la conseguenza che quei dannati marchingegni avrebbero potuto compiere nella testa del suo sovrano.
    “E adesso? Troppo tardi per entrare e smontare il tutto”, pensò in preda al panico e nella disperazione totale.
    Nonostante si imponesse di non immaginarsi la scena, dei flash gli balenavano davanti agli occhi come lampi: un re che lo rincorreva pazzo d’amore per lui e tutta la corte assisteva alla scena.
    “No, è troppo, davvero troppo, me ne vado: voglio disperdermi nello spazio, in qualunque luogo, ma non tollerare questa cosa! Accidenti al giorno che ho deciso di condizionare Rubina!”

    Zuril balzò sulla prima navetta disponibile e puntò dritto verso una galassia lontana.


    FINE
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