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  1. Anime e manga spaziali

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    FF Anime e manga spaziali
    By Luce il 18 April 2024
     
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    ANIME E MANGA SPAZIALI

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    Appena parcheggiata la navetta, entrò nella base. Lo faceva molto malvolentieri da un tempo indefinito: ormai, si recava lì solo quando non poteva evitarlo e, appena sistemate le cose urgenti, se ne andava via subito.
    Si rallegrò un poco all’idea del nuovo guardaroba che aveva acquistato lungo la galassia: erano capi estivi molto colorati. Si avviò per il lungo corridoio che conduceva alla sua camera, quando da un angolo sbucò Zuril.
    La guardava dall’alto al basso, scrutandola come se la stesse sottoponendo ad un severo esame.
    Non disse niente, lei tirò dritto come nulla fosse e senza un cenno di saluto.
    Con amarezza, si rese conto che stava contando le ore che la separavano dal suo rientro su Rubi.
    Era già stanca di stare lì, ed era appena arrivata!
    Un lieve sorriso le illuminò subito il viso tirato. Aveva fatto degli ottimi acquisti. Indosso portava l’abito provato nella boutique, era di spesso cotone a fiori e righine di vivaci colori, in stile collegiale.
    “Perché ti sei vestita come Candy?” le domandò Zuril, infilando il capo dentro la porta.
    “Ma che vuoi?” gli rispose con un moto di fastidio e scarsa educazione.
    Rubina intanto, aveva tirato fuori dalle borse tutti i nuovi capi acquistati e li stava riponendo nell’armadio. Sul vetro bordeaux della toletta, riponeva trucchi, smalti e rossetti.
    Decise di ignorarlo e continuò il suo lavoro come fosse sola.
    “Ma anche l’abito col nastro legato dietro! Non ci posso credere! Sei Candy in persona e con quei due codini di capelli tutti arricciati, sembri la sua fotocopia! Hai deciso regredire allo stadio infantile, cambiare tutto il tuo look, o sei stata scritturata per una parte?”
    La ragazza non lo degnò di uno sguardo, sedette sullo sgabello e iniziò a cospargersi le guance di fard.
    Zuril a quella vista non si potè trattenere.
    “Ma noo!! Non così! Il rossetto va sfumato, non devi farti i pomelli come Heidi, fai ridere… oppure le caprette ti fanno ciao!”
    Il Ministro era piegato in due dalle risate che non riusciva più a trattenere.
    Rubina si alzò di scatto e gli puntò gli occhi in faccia e il dito sul petto: “Ho capito! Tu guardi i cartoni animati, invece di lavorare! Ti ho scoperto, mangia pane a tradimento!”
    “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere!” le rispose lui con l’indice alzato e ostentando superiorità estrema.

    La principessa lo scansò, corse nel corridoio e filò dritta come un razzo nella stanza di suo padre; voleva dirgli subito cosa aveva scoperto.
    Si arrestò un attimo sulla soglia: perché nella stanza regnava la penombra?
    Perché, per vedere bene le immagini proiettate sullo schermo che occupa l’intera parete, è necessaria.
    Re Vega sul divano e di fronte a lui si vedeva correre una bambina dall’aspetto emaciato e con lunghe trecce rosse.
    Estasiato e con un sorriso che non finiva mai, canterellava la sigla tra sé:

    Anna dai capelli rossi va
    vola e va come una rondine
    però un nido non ce l'ha
    non ha una mamma né un papà…


    Rubina uscì indignata e sconvolta, decise comunque di controllare subito il lavoro dei soldati.
    Entrò nel grande magazzino dove si fabbricavano i minidischi e si bloccò impietrita. Una dozzina di addetti ai lavori, leggevano con avidità dei fumetti: Topolino, Pluto, Nonna Papera, Paperino, Qui Quo Qua, Ezechiele Lupo, Diabolik, Cattivik, Vampirella, Tex.
    In un angolo, almeno dieci manovali erano con gli occhi puntati sullo schermo che riproduceva “La spada nella roccia”. Uno di loro la vide di sfuggita e si scansò lievemente, indicandole che se voleva, c’era posto anche per lei.
    Decise di notiziare Gandal e signora di questo scandaloso assenteismo: senza nemmeno bussare, entrò nella loro stanza… ma indietreggiò di alcuni passi.
    I due coniugi tiravano di scherma: naturalmente con l’anime di Lady Oscar ben piazzato davanti.
    “Cosa fate, si può sapere? Siete scemi?”
    “Che vuoi, piccola strega?” l’insultò la donna con arroganza.
    “Quello che mi pare, Grande Cretina! E non ti azzardare mai più a mancarmi di rispetto, chiaro?”
    Entrambi scoppiarono a ridere fino alle lacrime, poi presero il telefono per comunicare a Hydargos quello spassosissimo episodio.

    La ragazza scappò via come avesse preso una forte scossa, andò correndo nel salotto e una volta buttatasi sul divano, scoppiò in lacrime. Non ci poteva credere, quello era un brutto sogno… che altro poteva essere?
    Singhiozzando senza ritegno, iniziò un monologo atto a dar voce alla sua incredula disperazione:
    “M…ma perché mi hanno fatta venire qui?... perché si comportano tutti in questo modo… io… io, non capisco niente, mi sembra di impazzire… cosa sono venuta a fare… sembrano tutti matti…”
    Entrò Zuril fischiettando e, senza vederla, puntò deciso verso l’armadio aprendolo senza cerimonie.
    “Dove siete dvd? Saltate fuori, avanti… io e Hydargos abbiamo una voglia matta di rivedere “I fantastici quattro!”
    Pochi istanti dopo: “Ah, eccoli qui, benissimo!”
    Durante la sua breve sosta nel soggiorno, Rubina aveva continuato a parlare alzando la voce e sempre singhiozzando, perché sperava che quel verme la degnasse di uno straccio di risposta.
    Lui non la sfiorò nemmeno una volta con lo sguardo, ma prima di uscire a grandi falcate, accennò un’aria che si adattava alla situazione: “… non piangere Liù…”

    Rubina fu nuovamente sopraffatta da una disperazione senza precedenti: dolore, rabbia e incredulità l’avevano sconvolta. Iniziò a tempestare il divano coi pugni, maledicendo il momento che aveva deciso di venire su quella dannatissima base lunare, la sua vita, la sua famiglia… tutto.

    Dopo circa dieci minuti, una voce maschile, gentile e titubante, arrivò alle orecchie della ragazza.
    “E’ permesso? C’è nessuno? Si può?”
    “Chi è?” chiese lei, dopo un lungo sospiro come quelli che si fanno dopo un lungo pianto.
    Un leggero colpo alla porta e apparve un giovane con indosso una tuta da meccanico.
    “Ah, siete voi Altezza, scusate. Ecco, volevo dirvi che la vostra pantera cosmica è a posto. Ho pulito tutti i filtri, revisionato il motore… e ricaricato il telecomando” disse alla fine sorridendo e porgendoglielo gentilmente.
    “G… grazie… i… io ve ne sono molto grata… q… quindi se voglio posso anche partire, vero?”
    “Sicuro! Ho fatto prima del previsto. Buona giornata, principessa.”
    Finì la frase con un inchino corretto e molto educato.
    Rubina si sentì subito rinascere e l’angoscia svanire: era la prima volta in quel giorno tremendo, che almeno uno si comportava da savio, la trattava con rispetto e rispondeva coerentemente alle sue domande.
    Diede un’ultima occhiata panoramica a quel luogo. Non aveva più niente da fare lì, questo era certo.

    Corse felice verso la sua Quenn Panther che brillava sotto il sole; non le era mai parsa tanto bella e cara. Si sentì di nuovo felice. Ad un tratto, lo sguardo fu attratto da un segnale verde lampeggiante: era quello dei messaggi. Accidenti, quanti ne avevano lasciati. Accese per ascoltarli: erano i suoi amici.
    “Ehi, Rubi, che fai? Noi siamo tutti al Drive In, vieni anche tu? Teniamo il posto per la tua navetta, ci sono spettacoli imperdibili per 24 ore infilate – non stop! Ti prendiamo il pop corn e lo zucchero filato, va bene? Vieni!”
    “Sto già arrivando, non vedo l’ora!” gridò lei, con un sorriso fino alle orecchie.

    Dopo neanche mezz’ora, la Quenn Panther di Rubina atterrava nel grande piazzale.
    Sul mega schermo, correvano le scritte dei programmi: “115 puntate di Candy Candy, L’incantevole Cremy, I Puffi, Pollon, Ape Maia, Braccobaldo Show, Gli Antenati”.
    Il suo umore era alle stelle, mentre canticchiava:

    Candy e' poesia
    Candy Candy e' l'armonia
    Candy e' la magia
    Candy Candy e' simpatia
    e' zucchero filato
    e' curiosita'
    e' un mondo di pensieri e liberta'




    FINE
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