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  1. Giselle

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    Balletto Giselle
    By Luce il 18 April 2024
     
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    GISELLE

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    Fu Théophile Gautier, scrittore autorevole e critico d'arte, a ideare il balletto Giselle, sfogliando le pagine del romanzo "De l'Allemagne" di Heinrich Heine. L'autore fu profondamente affascinato dalla leggenda delle Villi, spiriti della tradizione slava.
    Nel 1841, animato dalla fervente ammirazione per la ballerina Carlotta Grisi, decise di iniziare a scrivere di suo pugno un balletto intitolato Les Wilis. Balletto. In un primo tempo, il timore di attirarsi lo sdegno di quanti, ritenendolo un grande romanziere, avrebbero considerato questa opera troppo effimera e superficiale lo fece vacillare nel suo intento. Successivamente, forse anche grazie ai versi di Fantômes, tratti dalla raccolta Orientales di Victor Hugo, comprese la dignità letteraria del tema che aveva prescelto e sciolse ogni riserva.
    La sera stessa in cui prese la decisione si recò all'Opéra National de Paris dove incontrò il drammaturgo Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges, cui volle affidare l'incarico della stesura del libretto. Entusiasta della proposta, il drammaturgo completò in pochi giorni una bozza, che però si discostava molto dal pensiero originario di Gautier. I due autori allora decisero di redigere a quattro mani il libretto definitivo, che fu accolto immediatamente all'Opéra National de Paris.
    La scelta del compositore per musicare il balletto non poteva che ricadere su Adolphe-Charles Adam, artista di grande fama nella produzione di balletti. Le musiche vennero composte in poco tempo, in stretta collaborazione con gli autori del libretto. Giselle ebbe così la sua musica, nuova, accolta benevolmente anche dalla critica del tempo.
    Il coreografo designato dagli autori non fu lo stesso che poi realizzò, almeno formalmente, le coreografie: all'Opéra National de Paris avevano incaricato della coreografia Jean Coralli, mentre gli autori, che avevano fortemente voluto Carlotta Grisi, avevano designato in questo stesso ruolo il compagno della ballerina il famoso Jules Perrot. Si decise dunque che Coralli avrebbe curato le scene nell'insieme, mentre Perrot avrebbe ideato i passi della ballerina; il lavoro di quest'ultimo fu compiuto in segreto e gratuitamente. In seguito, sui manifesti e i volantini, comparve solo il nome di Jean Coralli.
    All'Opéra National de Paris, il 28 giugno del 1841, giorno del suo ventiduesimo compleanno, Carlotta Grisi si esibì per la prima volta in Giselle, insieme a Lucien Petipa nel ruolo di Albrecht. Il balletto riscosse un successo incredibile, tanto che ancora oggi viene considerato come uno dei più grandi balletti classici mai rappresentati.
    Dalla sua creazione, “Giselle” è considerato l’apoteosi o, addirittura, il simbolo del balletto romantico. E’ Théophile Gauthier che ne suggerisce l’argomento a G. Saint-Georges, ispirandosi a un passaggio del libro di Heinrich Heine “Della Germania”, dove si narra della leggenda delle Willis, ragazze morte per amore alla vigilia delle nozze, che alla notte circondano i viaggiatori imprudenti, coinvolgendoli in girotondi e danze mortali.
    La prima rappresentazione di “Giselle” si tiene il 28 giugno 1841 presso l’Accademia Reale di Musica di Parigi ed è segnata dal trionfo personale di Carlotta Grisi e degli altri interpreti principali, Lucien Petipa e Adèle Dumilatre. Il 12 maggio dello stesso anno, il balletto viene allestito a Londra, questa volta con la partecipazione del grande Marius Petipa nel ruolo di Albert (o Albrecht). L’anno successivo, il balletto approda alla Scala di Milano, su musiche, però, di Baietti.
    In Russia, il 18 dicembre 1842, con la coreografia di A. Titus, Elena Andreianova porta “Giselle” sulla scena del Teatro Grande di San Pietroburgo.
    Diversi sono stati i riallestimenti dello spettacolo nei teatri russi e sovietici, ma quello rimasto fino ad oggi in repertorio, ripreso nel 1991 da Kasatkina e Vasiliov, è datato 1944 e porta la firma di Leonid Lavrovski, in quegli anni coreografo principale del Teatro Bolshoy. Una versione, la sua, che si ispira fedelmente a quella di Jules Perrot, Jean Coralli e Marius Petipa.
    È veramente poco ciò che è lecito modificare di questo capolavoro, ma anche qui Kasatkina e Vasiliov non mancano di introdurre un loro contributo originale. La danza contadina o della Vendemmia del primo atto è infatti riallestita da loro, con il passo a due inserito che ne diventa parte integrante e insopprimibile.


    Primo atto – In un piccolo villaggio della Renania, Giselle, giovane contadina, è felice, rallegrata dal calore del sole, dall’azzurro del cielo, dal canto degli uccelli, ma, soprattutto, dalla gioia di un amore puro. È sicura di amare Albert e di esserne riamata. Invano il guardiacaccia Hans, da sempre innamorato di lei, cerca di convincerla che Albert non è un semplice contadino, ma un giovane aristocratico che la inganna. Penetrato di nascosto nella casa che Albert affitta nel villaggio, Hans trova una spada d’argento con tanto di blasone, prova che Albert è effettivamente un nobile sotto mentite spoglie.
    Al termine della caccia, alcuni nobili signori si fermano con il loro seguito al villaggio, dove vengono accolti con gioia e ospitalità dalla gente del luogo. Una giovane aristocratica, Batilde, fa dono a Giselle di una collana. Giselle è all’apice della felicità. Al contrario, Albert è confuso e preoccupato: Batilde, figlia del duca di Curlandia è infatti la sua promessa sposa.
    È il momento che Hans attendeva da tempo: recuperata la spada nascosta, la mostra a Giselle e agli altri presenti, rivelando la vera identità di Albert e il suo perfido inganno.
    Il mondo, i suoi sogni, il suo amore, tutto sembra crollare addosso a Giselle, che impazzisce e muore.

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    Secondo atto – Durante la notte, tra le tombe del cimitero del villaggio appaiono le Willis, fantasmi di ragazze morte per amore prima del matrimonio.

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    Vestite da spose e coronate di fiori … meravigliosamente belle, le Willis danzano alla luce della luna sempre più appassionatamente a mano a mano che sentono scivolare via l’unica ora che è loro concessa per danzare, poiché dopo dovranno nuovamente ridiscendere nelle loro tombe fredde come il ghiaccio. (H. Heine).
    Torturato dal rimorso, Hans si reca sulla tomba di Giselle, ma viene circondato dalle Willis che, su ordine di Mirta, loro implacabile regina, lo costringono a danzare fino alla morte. Anche Albert non riesce a darsi pace per la morte di Giselle e si inginocchia in raccoglimento presso la sua tomba. Le Willis lo circondano immediatamente e la terribile sorte del guardiacaccia minaccia di colpirlo ugualmente. Ma l’ombra di Giselle lo protegge dalla collera delle Willis, il suo amore puro e pieno d’abnegazione lo salverà.

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    Al primo chiarore dell’alba i fantasmi delle Willis si dissolvono e con loro scompare anche l’ombra leggera di Giselle. Resterà per sempre, tuttavia, il suo ricordo nella memoria di Albert, ormai condannato a vivere con il sogno e il rimpianto di un amore perduto, di un amore più forte della stessa morte.
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