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    By Luce il 24 April 2024
     
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    STRATEGIA ECONOMICA

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    Il bilancio di fine anno era stato un disastro, ancora peggio degli anni precedenti.
    Quando re Vega aveva guardato e riguardato quelle somme, sulle prime non ci aveva creduto. Si era messo gli occhiali e usato una lente macroscopica: non era possibile un simile macello!
    Alla fine si era dovuto arrendere all’evidenza: il pianeta Vega, non solo stava per esplodere causa forte inquinamento vegatron, ma era anche sull’orlo del fallimento in toto.
    Tutti i mostri da combattimento che i veghiani avevano scagliato contro Goldrake erano costati un occhio della testa. Nonostante la loro enorme capacità distruttiva, la fine intelligenza usata da Zuril per idearli e la quasi totale invulnerabilità degli stessi, uno ad uno erano stati sistematicamente polverizzati da quel dannato Duke Fleed col suo robot da combattimento e veicoli ausiliari: Goldrake2, il Delfino e la Trivella Spaziale.

    Si leggevano solo delle grandi uscite, mentre le entrate erano esigue, quasi nulle.
    Per molti minuti, il sovrano era rimasto solo nel suo studio accasciato sulla poltrona nera, incapace di formulare un pensiero compiuto. Alla fine, la sua indole battagliera aveva come sempre prevalso sul dramma e aveva quindi contattato un famoso Studio Associato.

    Due giorni dopo, re Vega e il plurilaureato commercialista più famoso del pianeta, discutevano faccia a faccia nella sala del trono.
    Il dottor Brumol aveva tutta l’aria di uno che sapeva il fatto suo. Di media statura, calvo e con piccoli occhiali dalle lenti rotonde, appena entrato, aveva sistemato la valigetta sul tavolo ed estratto dei documenti. Erano tutti i master da lui conseguiti dopo le tre lauree ottenute col massimo dei voti; una volta accomodatosi sulla sedia che stava di fronte al re, aveva domandato senza preamboli ciò di cui aveva bisogno per capire la situazione.
    “Mi vogliono tutti i Bilanci degli ultimi cinque anni, comprensivi del Magazzino e del Conto Economico, più gli Investimenti” aveva chiesto con tono asciutto e neutro, stendendo bene le sue multi lauree piene di lodi.
    Forse per la prima volta nella sua vita, il re si era sentito in imbarazzo. Era come non sapesse più di essere un potente sovrano, bensì una matricola universitaria al suo primo esame davanti ad un professore esigente e severo.
    Con mano leggermente tremante, aprì il secondo cassetto della scrivania ed estrasse i documenti richiesti.

    Dopo una quindicina di minuti, il dottore fu in grado di esprimere la diagnosi.

    “… dunque… ho inquadrato perfettamente la situazione…” disse il dottore schiarendosi la voce.
    Re Vega gli chiese se voleva qualcosa da bere, ma l’altro negò col capo; lui invece ingurgitò un grande sorso d’acqua. La forte tensione nervosa l’aveva disidratato.

    “Il collasso economico in cui versa Vostra Signoria, è dovuto al fatto che le uscite hanno superato le entrate del 90%. Questo fatto increscioso perdura da alcuni anni, durante i quali, non ci sono stati miglioramenti di sorta. Il persistere con la costruzione di robot costosissimi, sia in termini di materie prime che in mano d’opera senza che in cassa vi sia stato un ritorno, vi ha portato alla bancarotta.
    Il magazzino è infatti completamente vuoto.
    La via d’uscita è: niente spese – entrate cospicue.”
    “E come?” balbettò il re con voce spezzata.
    “Usando una materia prima già in essere, cioè a chilometro e costo zero. Mi spiego: occorre un articolo femminile di bella presenza… la quale si trova ovviamente già presente sul mercato.”
    “Mi scusi…. ma non capisco…” si azzardò ad obiettare Vega in un sussurro.
    Il dottore, con piglio deciso aprì la sua valigetta ed estrasse alcuni capi intimi femminili tutti pizzi e trasparenze multicolori.

    Re Vega li fissò costernato: deglutì un paio di volte, guardò il commercialista e poi ancora quelle trine senza capire nulla.
    “Mi spiego subito: si tratta di promuovere degli sponsor, sì, sponsor Re Vega. Occorre una modella con le misure giuste in modo che possa indossare questi, poi la mettete sul mercato. Pubblicità estesa a tutte le galassie, naturalmente.”
    “Mmm…”, borbottò il re poco persuaso.
    “Vedete, il marchio di un re, batte tutto e tutti. Appena iniziata la promozione sulle reti satellitari, avrete subito una marea di richieste. L’unico costo che dovrete sostenere, sarà quello dei capi femminili. Nient’altro. E vi assicuro che, in confronto alle ingenti spese che fate per ogni piano d’attacco, si tratterà solo di pochi spiccioli.”

    Il re si accomodò meglio sulla poltrona e ripensò a quella strana proposta.
    “Ho capito perfettamente… l’unico problema è trovare la modella giusta… io, tranne i miei sudditi, non vedo altre persone… ormai non frequento più…”
    L’altro replicò prontamente in tono neutro e professionale.
    “So che avete una figlia, molto giovane e graziosa. Dalle foto pubblicate sui social, sembra proprio un figurino.”
    “Questo mai! Non lo permetterò mai, e non vi azzardate a ripeterlo, chiaro?” urlò il sovrano battendo un pugno sul tavolo, mentre schiumava rabbia dalle fauci. Dalla sua espressione feroce, sembrava volesse polverizzarlo all’istante.
    L’altro non si scompose affatto, ma si tolse gli occhiali e li pulì bene con un fazzolettino: sistemò la sua valigetta e si alzò.
    “E’ stato un piacere, addio. Le manderò la notula entro la prossima settimana.”
    “La… cosa? e per che cosa?”
    Niente. Il dottor Brumol era già a bordo della sua navetta: doveva arrivare puntuale all’appuntamento del suo prossimo cliente.

    Re Vega rimase solo. Era veramente a terra e non riusciva a formulare un pensiero compiuto. Passarono alcune ore e nemmeno si accorse che imbruniva e nella stanza regnava l’oscurità.
    Si scosse all’improvviso, quando sentì qualcuno bussare alla porta.
    “Avanti!” gridò, mostrando nella voce una sicurezza che era ben lungi dal provare.

    Lady Gandal apparve nel rettangolo.
    “Oh, siete voi… precisa e puntuale come sempre… scusate, ora accendo la luce.”
    “Buonasera maestà, sono qui per prendere accordi circa il nuovo mostro sottomarino. Vi ricordate?”
    Il sovrano ricordò, ma sapeva molto bene che non erano in grado di terminare il lavoro. Mancavano le materie prime, il combustibile e i soldati minacciavano sciopero, causa ritardato stipendio.
    “Sì, ricordo. Accomodatevi, così ne discutiamo.”
    Mentre il re cercava qualcosa di sensato da dire, lo sguardo di Lady Gandal fu catturato dai fini indumenti sparsi sul tavolo. Con occhio avido li fissava, ed era palese che moriva dalla voglia di toccarli… e perchè no? Anche di provarli. In tutta la sua vita non aveva mai visto niente di simile e si accorse di averne sentito la mancanza molto più di quanto pensasse.
    Vega si accorse del suo interesse e si sentì in imbarazzo. Come avrebbe potuto giustificare la presenza di quegli oggetti? E nella stanza di un sovrano, per giunta.
    Tentò di abbozzare una scusa.
    “Ehm… vedete, mia figlia Rubina ha lasciato qui alcune cose sue… mi ha pregato di tenergliele da parte…”
    “Ah! Non sapevo che la principessa indossasse un intimo così succinto, trasparente e provocante! Mi meraviglio di voi, maestà; vi credevo più all’antica, invece non fate una piega davanti a capi adatti più ad una escort, che non ad una ragazza nobile e per giunta erede al trono” disse con mal dissimulata malizia la donna.
    “Ad ogni modo, la faccenda non mi riguarda. Sono qui per parlare di mostri bellici, non di merletti.”

    A quel punto, il re si accasciò sulla poltrona e si prese la testa tra le mani per la disperazione. Decise che era inutile continuare la commedia, bisognava vuotare il sacco, tanto prima o poi, tutti avrebbero capito lo stato di disperazione di quell’impero ormai prossimo alla catastrofe.

    “Ascoltate… devo dirvi una cosa molto delicata… noi…. Noi non possiamo al momento progettare niente, perché siamo privi di risorse. Questi… questi oggetti che vedete qui… ecco, mi sono affidato ad un luminare dell’Economia e poc’anzi mi ha suggerito di… di… vedete… lanciare degli sponsor usando questi indumenti.”
    Vega aveva parlato con tono sommesso, tenendo sempre lo sguardo basso.

    Lady Gandal non fu sorpresa, né tantomeno scandalizzata.
    “Scusate maestà, ma uno sponsor in che senso? Immagino occorra una modella.”
    “Esatto, e non so come fare. Ma non è solo quello il punto, c’è dell’altro! Voglio dire: sono un re, ho sempre usato e vinto tutte le battaglie con le armi, che diamine! Non posso nemmeno pensare di rendermi ridicolo promuovendo certe cose!” rispose lui con voce alterata, mentre con un moto di stizza, buttava a terra quei ridicoli capi.
    La donna non si scompose, ma raccolse gli indumenti e li stese bene sul tavolo. Non si stancava mai di ammirarli, quindi, dopo un attimo di titubanza, propose: “Potrei indossarli io e dare il via allo sponsor.”
    “Voi? Ma che dite?” le chiese stralunato il re.
    “Non avete il fisico, lo sapete bene!”
    “Lo so, ma non vi preoccupate. Prima della mia trasformazione ero solo una miniatura di donna e che doveva stare sempre e solo dentro la testa di Gandal accontentandosi di uscire ogni tanto, ma ora sono intera e intendo farmi valere! Non guardate al fatto che in apparenza io abbia un fisico maschile, perché non è così.”
    “No?!!! Com’è possibile?”
    “E’ una lunga storia. Sapete, da quando io e lui frequentiamo il gruppo di terapia di coppia cognitivo-comportamentale, molte cose sono cambiate nella nostra vita.”
    “Non ne sapevo niente, spiegatevi meglio.”
    “Ecco… ad esempio, oggi lui è in terapia, io invece sono qui. E’ stata una grande innovazione liberatoria per entrambi poter restare separati alcune ore. Di questo fatto se ne occupa un grande scienziato, il quale è riuscito a renderci la vita a due meno soffocante e far avere a me un fisico di tutto rispetto.
    Quindi, tornando a noi: mi presto a fare da modella maestà, e con molto piacere!”
    “Ma…”
    “Cominciamo subito? Li provo?” chiese lei con sguardo febbrile.
    “Se per voi va bene, non ho nulla in contrario… però… fatemi sapere… ehm… come vi stanno, cioè…” le disse il re piuttosto imbarazzato.
    Lady Gandal non se lo fece ripetere due volte e corse subito nella sua camera.

    Davanti al grande specchio, non la finiva più di ammirarsi. Quel body rosso in pizzo e tulle era divino, le calze a rete una meraviglia… la vestaglia in seta avorio, poi! E com’era fresca e liscia al tatto! Solo a sfiorarla provava un benessere fisico, una soddisfazione senza pari. Non si stancava mai di accarezzarsi il viso con quella stoffa.
    Da sola, si fece molte fotografie in pose strategiche, sexi e provocanti indossando scarpe tacco sedici. Quando ammirò quelle immagini, lei fu molto soddisfatta e, impaziente, decise di dare il via alla pubblicità senza dire niente al re. Contattò un’importante agenzia, quella della rivista di alta moda che leggeva sempre di nascosto e gliele inviò con una mail, spiegando nel dettaglio la sua richiesta.

    Nel frattempo, Gandal era tornato dalla seduta, ed erano di nuovo come sempre: due menti in un corpo solo.

    La signora aveva deciso di ritirarsi presto quella sera, quindi era andata a dormire; non aveva voglia di parlare con nessuno, ma solo assaporare quello stato di benessere e vanità a lei sconosciuto.
    Il coniuge era invece alquanto di malumore. Non gli piaceva affatto la terapia di coppia, la detestava! Aveva ceduto soltanto per far tacere lei, negli ultimi tempi non facevano altro che litigare e di malavoglia l’aveva accontentata.
    Sperava solo che quella tortura finisse il prima possibile. Era stufo che non ne poteva più!
    Con atto rabbioso sfilò gli stivali: il caldo gli aveva gonfiato i piedi in maniera impressionante.
    Non aveva ancora finito, quando vide il segnale lampeggiante sul muro. Re Vega lo voleva subito da lui.
    Imprecando corse fuori correndo, e attraversò il lungo corridoio scalzo.
    Bussò alla porta della sala del trono che gli venne subito aperta.
    “Oh, eccoti qua! Ho appena finito di parlare con Zuril, il quale chiede aiuto. Si trova nella base sottomarina in Giappone e dice che l’apertura improvvisa di una falla sta seriamente mandando a monte tutta la struttura. Ha bisogno di rinforzi, quindi devi andare da lui subito. Quella base ci è costata e ci sta costando un occhio della testa, bisogna immediatamente correre ai ripari. Fila da lui veloce come un razzo, sono stato chiaro?”
    “Certamente sire, corro!”

    Gandal entrò nella nave e accese il motore. La spia del carburante segnava rosso, quindi era agli sgoccioli.
    “Dannazione alla crisi! Qui rischio di rimanere a piedi! Se volo a ritmo costante ce la posso fare… veloce come un razzo non sarà possibile però.”

    Molte ore dopo, il Comandante atterrò sul litorale giapponese. Si mise quindi in contatto con Zuril.
    “Era ora che arrivassi!” lo aggredì in malo modo il Ministro delle Scienze.
    “Scendi subito in fondo al mare e vieni ad aiutarmi!”
    Gandal trovò una situazione peggiore di quanto aveva immaginato. L’interno della nave semi allagato, i motori erano arrugginiti e molto danneggiati, mentre altra acqua entrava da una grossa crepa sul pavimento.
    “Mmm… è un grosso guaio… molto grosso… come mai? Credevo che uno scienziato del tuo calibro, fosse in grado di costruire una base più solida. Non sei un dilettante, mi chiedo perché…”
    “Taci! Quello che vedi non dipende certo da me. Avevo detto più di una volta a re Vega che occorreva un materiale diverso e a più strati. Non ne ha voluto sapere, mi ha risposto che bisogna pensare a risparmiare e io da solo dovevo essere in grado di fare tutto e per bene. Come vedi invece, la bassa qualità non giova a niente. Io non faccio miracoli! E quando dico che ci vuole una certa cosa e in un certo modo, c’è sempre una più che valida ragione!”
    Così Zuril aggredì verbalmente il Comandante; non gli era sfuggita la perfida ironia che aveva usato quando aveva sottolineato il disastro in cui versava la base sottomarina.
    “Che facciamo adesso? Immagino sia necessario smontare tutto e rifare daccapo… con nuovi materiali…”
    “Non hai capito niente! Se rifacciamo tutto, presto saremo nelle condizioni in cui siamo adesso, no? Di quali nuovi materiali parli? Ti ho appena detto che non ci sono! Ci vai tu a bussare cassa dal re? Invece di sparare ancora idiozie, cerca di aiutarmi. Sei venuto per questo, no? Segui i miei ordini!”
    Mortificato, Gandal abbassò il capo e si mise all’opera.
    Dopo alcuni minuti, Zuril iniziò a muovergli altri rimproveri.
    “Sei capace di lavorare o no? Prendi quella trave e dei chiodi, quindi copri subito la falla sul pavimento!”
    “Calma! Presto e bene non stanno insieme.”
    Il Comandante si mise di malavoglia al lavoro; oltretutto, la forte umidità gli provocava dolori articolari.
    Provò a svitare un tappo, ma era molto scivoloso, quindi si tolse l’ampio mantello e con quello lo avvolse: dopo alcuni istanti riuscì nell’impresa. Soddisfatto, si asciugò il sudore.
    Zuril, che era nell’altro vano, pensò di andare a controllare come procedevano i lavori, ma quello che vide, lo lasciò pietrificato e senza parole.
    Il suo computer oculare registrò questa visione in una frazione di secondo: Gandal non era più Gandal… ma… cosa? Cioè, la testa e i lineamenti erano sempre i suoi, maschili, ma il fisico… oooohhhhh!
    Una figura longilinea e sinuosa con tutte le curve al posto giusto! Ma per una signora, non per un uomo e men che meno per un Comandante agguerrito e sanguinario come lui!
    La pelle era chiara e diafana, le unghie lunghe, arcuate e vermiglie quelle che esibiva sulle mani.
    I piccoli piedi di fata erano in bilico su vertiginosi tacchi a spillo e le lunghe gambe affusolate sembravano terribilmente sexi con quelle calze nere a rete fermate da un reggicalze in raso.
    Ma non era finita: il corpo flessuoso e armonioso era strizzato in un body semi trasparente rosso di pizzo, dal quale traboccava un prosperoso decolletè.

    Zuril cadde sulla sedia e rimase a bocca aperta alcuni minuti. Non riusciva a spiccicare parola.
    L’altro se ne avvide, e pensò bene di sottolineare perfidamente la sua inerzia.
    “Che c’è? si batte la fiacca qui? Devo fare tutto io? Può anche essere, sono il più in gamba”, disse ridendo con gusto.
    “In… in… in gamba, dici? Ma… si può sapere che hai fatto? Non ricordavo avessi gambe simili.”
    “Eh, che ci vuoi fare! Mi mantengo in forma! Faccio tanto moto, lunghe corse per tutta la base… tu invece, stando sempre al computer diventi flaccido!” gli rispose gonfiandosi come un pallone.
    Sempre ridendo, passò nella stanza adiacente e per caso, vide la sua figura riflessa nel vetro della nave.
    Non si rese subito conto della realtà: il vetro era piuttosto sporco ed era quasi buio.
    “Ehi, Zuril! Questa base è talmente messa male, che ho avuto l’impressione di vedermi vestito da donna, pensa un po'! Sapessi… anche…”
    “Gandal… non è una tua impressione, ma la realtà vera! Guarda qui!”
    Lo scienziato aprì l’anta di un armadio dove all’interno c’era un grande specchio, e accese tutte le lampadine.
    A quel punto, il Comandante dovette ammirarsi in tutto il suo “splendore”.
    “Aiutooooo!!! Ma… cosa…. Cos’è questa roba? Sarò mica io quello? E’ un brutto sogno, non è possibile!” disse gridando spaventatissimo. Dopo il primo attimo di smarrimento, puntò il dito verso Zuril con fare accusatorio.
    “Ho capito, sei stato tu! Sì, hai fatto degli esperimenti di nascosto su di me, dillo! L’hai fatto per mettermi in ridicolo… quindi… come sei riuscito a fare questo, ti ordino di farmi tornare subito come prima… altrimenti…”
    “Gandal… non sono stato io, te lo giuro, non ne so niente. E poi… in questo clima drammatico in cui versiamo ora, ti pare che io possa avere l’idea e la voglia di fare cose simili?”
    L’altro dovette arrendersi alla logica: ma allora, cos’era successo?

    Prima che i due potessero avanzare delle ipotesi, suonò l’allarme. Era la base di Vega.
    Gandal si coprì di nuovo col suo vecchio mantello.
    “Sì?” chiese Zuril con voce tremante.
    La muta risposta, fu il viso livido e spaventato di Lady Gandal apparso sul monitor.
    “Tornate subito qui, presto! Re Vega vuole uccidermi…” disse disperata con voce rotta dal pianto.
    Dopo questa breve e tragica frase, si interruppe ogni comunicazione.

    I due si guardarono senza capire. Non dissero niente, però tornare indietro era un’impresa! Non avevano quasi più carburante. Accidenti alla crisi e al risparmio! Dovevano andare sulla terraferma e rubare il necessario: non sarebbe stata una cosa veloce.

    Con tutta la fantasia possibile, non potevano neanche lontanamente pensare a quanto era accaduto durante quelle ore.

    Quando Lady Gandal aveva inviato le sue foto sexi al giornale di moda, questo, senza dirle nulla aveva pubblicato il tutto e scritto un lungo e dettagliato articolo nella rubrica dei pettegolezzi.
    Re Vega, era stato il primo a ricevere la rivista. Vedendo sulla copertina il Comandante Gandal vestito da spogliarellista consumata, dapprima non ci aveva creduto, poi leggendo bene l’articolo, aveva visto ciò che nessuno e men che meno un re, avrebbe mai voluto leggere.

    “… grandi feste alla corte del Re… il sovrano e i suoi cortigiani se la passano alla grande…” il tutto condito con frasi oscene e chiare allusioni alla promiscuità, ai trans, i vizietti vari, insieme a qualche frecciata velenosa anche verso la sua erede.
    Quando Lady Gandal aveva visto il disastro, aveva provato a spiegare la cosa al sire, di come e quando lei si era fotografata e aveva spedito il materiale, ma non capiva perché nelle immagini non appariva il suo viso, bensì quello del consorte.
    Il re allora aveva preso un bastone e l’aveva rincorsa per tutta la reggia.
    Invano lei l’aveva supplicato di fermarsi: “Maestà, ricordate che una donna non si tocca nemmeno con un fiore…”
    “E… e voi sareste una donna? E Gandal un uomo? Vi ammazzo tutti!!! Delinquenti, traditori, vi siete messi d’accordo coi terrestri per defenestrarmi, lo so, ma vi faccio a pezzi. La butto su di voi la bomba al vegatron, questa volta!”
    “Non si può… il vegatron è finito… esaurimento totale delle scorte…”
    “Vi ammazzo con queste mie stesse mani!!!”

    La scena era durata per quasi mezz’ora: infine, la donna era riuscita a salire su un minidisco scassatissimo ed era volata via. Se proprio doveva morire, era meglio in volo, piuttosto che dalle mani di quell’orco.

    Era stata la sua fretta a causare il disastro.
    Il celebre scienziato che tentava di separare per qualche ora quei due, e rendere loro la vita più respirabile, si era sempre raccomandato con queste parole:
    “… ciò che sto facendo su di voi è in via sperimentale, quindi, non prendete mai iniziative senza prima consultarmi. Quando avete bisogno di una breve separazione, telefonatemi prima, vi dirò come agire. E’ una situazione molto delicata la vostra, è la prima volta che tratto un caso simile… il fare da soli, può provocare anche danni irreversibili su voi due e sul prossimo…”

    Parole profetiche le sue, ma la vanità di Lady Gandal aveva prevalso su ogni prudenza. A farne le spese infatti, non era solo lei, ma tutto l’impero di Vega. Chi mai avrebbe preso più sul serio un re, che esibisce i suoi sudditi in intimo succinto, ambiguo e provocante? Ritratti per giunta sulla carta patinata con tanto di articolo esaustivo in un giornale da vip? E se lo fanno loro, chissà che non abbia anche lui ceduto alla tentazione…

    La fretta è sempre una cattiva consigliera.


    FINE
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