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    FF Vacanze romane
    By Luce il 25 April 2024
     
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    VACANZE ROMANE

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    Quel giorno Re Vega aveva convocato tutti: Gandal, Zuril e Hydargos.
    Per l'ennesima volta stavano progettando di costruire una base sottomarina sulla Terra, alla quale andava annessa un'altra base di collegamento vicino al Centro di Ricerche Spaziali in Giappone e, visti i precedenti tentativi tutti falliti, il sovrano aveva deciso una sua particolare strategia.
    "Vi ho convocato qui tutti per stabilire un nuovo piano..."
    "Sì, Maestà, siamo pronti", risposero in coro i tre subordinati.
    "Silenzio!" Urlò il sovrano battendo un pugno sul tavolo. "State bene attenti, questa volta è impossibile sbagliare, sia chiaro che se fallirete, verrete sostituiti all'istante e per sempre, chiaro? Voi due, Zuril e Hydargos scenderete sulla Terra, ma prima di andare a costruire le basi, sappiate che vi ho iscritti a un corso intensissimo della durata di due settimane, che si terrà appunto sul pianeta che intendiamo conquistare, ove vi recherete con false identità terrestri.
    Questo luogo è distante dal Giappone e, una volta terminato il corso, andrete diritti verso la base di Procton per mettere a punto il tutto. Vedete di fare bella figura, dato che è tenuto da illustri scienziati di chimica, fisica, astronomia; terminato questo, mi aspetto che la Terra sia nostra in un battito di ciglio, chiaro?"
    I tre assentirono con vigorosi cenni del capo, intanto Zuril e Hydargos fecero subito armi a bagagli e si diressero come razzi verso la Terra.

    Una volta atterrati, osservarono bene la piantina e il monitor, sì erano arrivati, il luogo era quello indicato: Roma, la Città eterna, il loro alloggio si trovava in mezzo a molto verde, in una villa enorme, Via Appia Antica.
    Suonarono al cancello e dopo pochi istanti, venne loro incontro una donna di bassa statura, di stazza piuttosto robusta, con molta premura e cordialità, aprì il cancello, li fece entrare e mostrò loro la stanza, grande quanto una piazza d'armi con un altissimo soffitto a cassettoni.
    "Ben arrivati, avete fatto buon viaggio? Entrate, piacere, io sono Miriam, mi occupo di tutto io, dal mangiare al rigovernare, al bucato e quando avete bisogno chiamate pure: adesso riposate, sarete stanchi del viaggio, fa così caldo, ma qui è sempre così in estate, fate pure come foste a casa vostra. Tra un'ora la cena sarà servita al piano terra."
    I due alieni si guardarono, quindi misero a posto le loro cose e accesero subito il computer, si collegarono alla base lunare per informare il loro sovrano che erano appena arrivati.
    "Voglio essere aggiornato ogni sera di tutto quello che studiate, mi raccomando di carpire quante più notizie possibile, fate molte domande a tutti, anche ai compagni di studio, non mi deludete. Badate che vi tengo d'occhio ogni momento col computer e via radio, avete sentito?"
    "Sì Maestà, daremo il meglio di noi stessi" risposero in coro.

    Verso le otto del mattino seguente, dopo una colazione abbondante e servita con premura dalla servizievole donna tuttofare, i due alieni si avviarono verso l'EUR, dove appunto si teneva il corso al quale erano iscritti. Logicamente, avevano nascosto le loro astronavi e per muoversi usavano i mezzi pubblici.
    Da seguire avevano un protocollo duro e faticoso: prime due ore chimica studiata e applicata, fisica, test da superare, appunti da aggiornare di continuo.
    Verso le tredici, ebbero un'ora di pausa per mangiare e riprendersi: si sentivano il cervello liquefatto, la testa girava e faticavano a connettere e orientarsi.
    Si diressero tuttavia verso il bar e vennero subito fermati dai loro compagni di studio, i quali molto allegri e socievoli li coinvolsero nei loro discorsi: "Da dove venite? Quanto tempo rimanete?
    Ah, fate tutto il corso? Bravi, io due giorni, seguo solo chimica, mi serve per la mia attività di ristoratore..."
    Chi aveva parlato era uno spagnolo di nome Miguel, aveva un esercizio di ristorazione a Valencia, voleva perfezionare i suoi piatti approfondendo la chimica appunto, disse di essere stato tempo addietro un abile torero andaluso, poi aveva cambiato mestiere e regione, vantava anche di essere un brillante ballerino di flamenco, non la smetteva più di raccontare di sè.
    Alla fine venne fuori che anche lui era alloggiato nella loro villa, quindi si salutarono con la promessa che lui la sera stessa li avrebbe deliziati con i suoi piatti spagnoli.

    Vicina di banco avevano una signora italo-tedesca che simpatizzò subito con loro, si chiamava Martha, disse che si divideva per il suo lavoro di insegnante tra l'Italia e l'Austria; mostrò loro una fotografia raffigurante una solitaria baita di montagna situata sopra un'alta alpe svizzera.
    "Durante le ferie o appena posso ci vado sempre, mi sembra di essere in paradiso, non c'è rumore nè inquinamento, una vera delizia! Vi dò il mio numero e indirizzo, così se volete potete venire a trovarmi quando non sapete dove andare."

    I due extraterrestri erano piuttosto confusi, comunque, tra una lezione, un test, appunti e frasi amichevoli, finalmente arrivò l'ora di tornare a casa.
    Si sentivano a pezzi: era piena estate, un caldo e un'umidità a loro sconosciuti, tutte quelle ore di immobilità avevano gonfiato loro i piedi in maniera indescrivibile. Il viaggio di ritorno era stato un martirio, dato che l'autobus era pieno zeppo di gente, tra l'altro con scarsa o per meglio dire, assente educazione. Tutti parlavano ad alta voce, si spintonavano quando dovevano passare senza mai chiedere permesso e lo stare tutti così appiccicati metteva a dura prova il loro sensibile olfatto, dato che erano passate un bel po' di ore dalla doccia del mattino e anche il deodorante aveva segnato il passo.

    "Appena arrivati dobbiamo subito aggiornare Re Vega, siamo anche in ritardo, speriamo non sia arrabbiato."
    Entrarono nella stanza e accesero il computer: il sovrano aveva l'aria impaziente e scarsamente amichevole nei loro confronti, ma i due lo prevennero dicendo:
    "Oggi abbiamo studiato molto e siamo arrivati solo ora, dobbiamo relazionare gli appunti, domani sera avrete tutto, Maestà."
    Chiusero in fretta la comunicazione e scesero per la cena.
    Li accolse un profumo a loro sconosciuto e molto buono. Miguel disse loro di fare svelti, era già pronto: anche Miriam era indaffarata a sistemare tutto e li invitò a prendere posto a tavola.

    La cena fu buonissima, non solo per il cibo e le bevande, ma anche per la compagnia. Ascoltarono tanti racconti spagnoli mai lontanamente immaginati, fotografie dei luoghi, aneddoti sui toreri più famosi, feste, sagre: "... e mi raccomando, non potete mancare alla fiera di aprile, è una cosa unica. L'anno prossimo dovete venire assolutamente a Siviglia, io ci vado ogni anno in qualità di aiuto cuoco: in quell'occasione abbiamo i migliori ballerini di flamenco, i toreri più bravi, i tori più belli, i piatti più squisiti che mai potete immaginare. Allora, questo è il mio indirizzo, vi aspetto, è una promessa vero? Tra due giorni io parto."
    Tra una cosa e l'altra si fece mezzanotte, quindi tutti si ritirarono, dato che l'indomani li attendeva una giornata non meno faticosa di quella appena trascorsa.

    Era notte fonda, ma i due alieni non riuscivano a prendere sonno: tutti gli avvenimenti del giorno li avevano fatti sentire strani, sì, perchè erano stati veramente bene. Sapevano di essere in territorio nemico, erano lì per conquistare la Terra, solo che avevano una gran confusione in testa.
    Sentivano ancora in bocca il sapore di quella paella valenciana a dir poco divina, poi quell'enorme recipiente di sangria veramente eccezionale; chissà se ce ne era rimasta ancora, quasi quasi un salto al pianterreno per averne un'altra una coppa (col caldo che avevano patito, tra l'altro, ci sarebbe proprio voluta) l'avrebbero fatto volentieri, pensarono all'unisono.

    Quante cose nuove avevano conosciuto in poche ore: mentre loro due e Miriam stavano coi piedi a mollo in un grande recipiente di acqua fredda per tentare di riportare le loro estremità alla taglia originaria, Miguel si era esibito in un ballo tipico spagnolo zingaresco, mentre al tempo stesso citava a memoria alcuni versi di Garcia Lorca, narrava delle casbah nel cuore di Granada e intanto, in fondo alla camera su un grande schermo, correvano le immagini del film "Sangue e arena".
    Quello spagnolo era un vero portento: basso di statura, ma forte e affilato come una lancia, pareva avere l'argento vivo addosso, non si stancava mai. Miriam era veramente estasiata e, benchè non la spaventasse minimamente il super lavoro, quella sera aveva molto gradito che qualcuno si occupasse della cena; anche lei aveva bisogno di un diversivo dopotutto.

    Nella stanza in penombra di quell'enorme villa immersa in un giardino circondato da alberi secolari, i due ospiti si trovarono, senza volere, a fare dei paragoni e bilanci sulle loro vite e non ci capivano più niente. In pratica, finora, la loro esistenza era stata una lotta incessante per invadere, occupare, vandalizzare un considerevole numero di pianeti, ma poi quando mai si godevano la vita o qualche giorno di meritato riposo? Inoltre, queste invasioni, genocidi, rivolte soffocate nel sangue, dove li avevano portati? Da poco il pianeta Vega era esploso causa il forte inquinamento al vegatron, ora erano accampati perennemente sulla base lunare la quale non aveva niente di buono, solo aria condizionata e cibo immangiabile. Il loro continuo obiettivo era studiare strategie per conquistare la Terra, venire poi sistematicamente sconfitti, quindi collezionare umiliazioni e rimproveri da parte del loro sovrano e non solo: per ben due volte erano stati sostituiti da personaggi a loro dire molto bravi e capaci, li avevano disprezzati guardandoli dall'alto in basso come fossero bambocci e loro, per tenersi il posto, avevano dovuto eliminarli, facendo ovviamente credere a Vega che erano invece stati sconfitti dai terrestri durante il combattimento.

    Dopo qualche ora di queste elucubrazioni mentali, riuscirono a prendere sonno e il mattino seguente erano di nuovo al loro posto e con le orecchie ben aperte per seguire il corso intensissimo e faticosissimo.
    All'uscita vennero immediatamente fermati dai loro compagni di corso, i quali li apostrofarono con un allegro:
    "Stasera usciamo, andiamo in Trastevere, si mangia benissimo e ci si diverte, venite vero? Vietato dire di no!"
    Fu così che, Zuril e Hydargos, senza quasi rendersene conto, si trovarono sospinti dal gruppo e approdarono in un quartiere romano che li lasciò senza fiato.

    A notte fonda, decisamente brilli e intontiti rincasarono e videro che dalla loro porta chiusa, in basso, uscivano a sprazzi dei forti bagliori multicolori: cosa potevano essere? Lampi, tuoni? No, era una serata splendida. Dall'interno della stanza provenivano anche strani rumori: che fossero dei ladri?
    Con cautela aprirono e si accorsero che dal computer acceso, appariva l'immagine di un re Vega arrabbiatissimo, al punto che il monitor si spostava da solo: il sovrano appariva ancora più mostruoso del solito.
    "Dove vi eravate cacciati?" ruggì così forte da far traballare un pesante cassettone del Maggiolini.
    "Sono ore che vi cerco! Mi dovete relazionare tutto, siete indietro di due giorni! Voglio subito il rendiconto o vi farò immediatamente sostituire! Ho già pronti due eminenti scienziati bravissimi, espertissimi e molto più volenterosi di voi!"
    "No..... scusate maestà..." balbettarono entrambi "Ci hanno trattenuto... tra pochi giorni ci sarà da sostenere un esame molto impegnativo e... quindi... ci siamo fermati per studiare meglio, sono argomenti difficili... ma vi assicuro che ci stiamo impegnando moltissimo... scusateci per favore..."
    "Va bene, va bene, però che non si ripeta!" rispose seccato, chiudendo subito la comunicazione.
    I due alieni, in silenzio si prepararono per la notte e intanto continuavano a pensare.

    Dopo circa un'ora, Zuril si alzò e Hydargos che non dormiva fece altrettanto: entrambi erano seduti sulla sponda del letto e cercavano le parole per esprimere quello che premeva loro dentro.
    "Senti Hydargos, non so tu, ma io non ci capisco più niente..."
    "Anch'io" l'interruppe l'altro "Vedi... tra poco... appena avremo messo a punto il piano, questo pianeta sarà nostro..."
    "Sì, è vero" convenne Zuril, "Però tutto questo che stiamo vivendo scomparirà, perchè dopo ogni devastazione, invasione, tutto quello che era del pianeta viene distrutto quasi completamente: ti ricordi cosa ne è stato del pianeta Lupo, della stella Zari e la stella Delta?
    E che dire del pianeta Rubi? La principessa Rubina ormai si è stabilita là da tempo immemorabile, io non la vedo quasi mai; una volta espropriate le materie prime che ci servono, fatto dei genocidi, cosa ci è rimasto?"
    L'altro stette a pensare, poi Zuril continuò:
    "Ci è rimasto da conquistare la Terra e anche in fretta per i motivi che ben sappiamo, ma questa cosa ci fa perdere la stima di noi stessi e di re Vega, umiliazioni su umiliazioni; una volta conquistata, e non è detto che ciò avvenga date le numerose sconfitte che incassiamo di continuo, saremo costretti a fare la stessa cosa con altri pianeti, per poi alla fine non rimanere in mano niente o quasi. Tu cosa ne dici?"
    "Io dico che se devastiamo la Terra, una sangria come quella dell'altra sera, la rivediamo col fischio! Mi rendo conto adesso, che una cosa è ingoiare alcoolici per vizio o per dimenticare le sconfitte ad esempio, un'altra è il gusto, il sapore vero, quello che non avevo mai conosciuto."

    Da quando il pianeta Vega era esploso, che razza di vita conducevano? E andando avanti, come sarebbe stata?
    Passarono una notte quasi insonne e, verso l'alba, si decisero a sistemare le relazioni in modo ordinato che inviarono subito al loro sovrano, in modo da non ricevere altri rimproveri. Col solito autobus si recarono all'EUR mezzo assonnati e decisamente svogliati.

    Durante la pausa pranzo, Martha, la studiosa italo-tedesca, aveva preso sottobraccio Zuril e con fare complice gli aveva chiesto:
    "Io e i miei colleghi scommettiamo che entro la fine del corso il professore di fisica tutto d'un pezzo farà finalmente coppia fissa con la sua assistente, tu che ne dici? Hai visto come si guardano? Lui pian piano si sta sgelando, non è più così rigido e severo come all'inizio, io dico che sono davvero una bella coppia; sai, lei sembrava un tipo scialbo perchè non si curava nell'aspetto, ma non è così, è una bella ragazza invece, adesso lo si vede bene da quando ha cambiato look, questo le dona moltissimo!"
    Zuril guardò la donna con attenzione: non aveva nulla in comune con Rubina, era anzi piuttosto mascolina e tozza, il suo non era certo un profilo alla francese e i suoi occhi non erano i lembi del cielo limpido come quello della foto che raffigurava la sua baita in mezzo ai monti, ma aveva una simpatia innata, uno slancio sincero e senza complicazioni.
    Nel fargli quella confidenza non c'era stata la minima malizia o critica, ma una gioiosa partecipazione ad un lieto evento che si stava verificando.
    Sapeva di non avere mai avuto problemi con le donne, le sue conquiste erano state facili, tranne con Rubina, con la quale non riusciva a battere chiodo; si sentiva inoltre controllato da tutti, percepiva le invidie dei colleghi, le gelosie. Se per caso subiva uno smacco o una delusione, subito erano pretesti per scherzarlo con soddisfazione come non vedessero l'ora; qui non c'era niente di tutto questo, le persone apparivano più schiette e aperte.

    Man mano che i giorni passavano, i due alieni avevano sempre meno voglia di tornare da dove erano venuti: non ne parlavano, ma era come lo facessero, si sentivano sull'orlo di un baratro, e due giorni prima della fine degli studi, presero insieme una decisione prima di allora mai nemmeno lontanamente pensata.
    Avevano sistemato gli appunti negli archivi del computer, ogni sera erano stati molto diligenti a notiziare re Vega su tutte le materie apprese, i test erano stati brillantemente superati, in teoria dovevano essere pronti all'ennesima potenza per andare dritti filati in Giappone e mettere a frutto il tutto, eppure...

    "Senti Zuril, io ho già smontato tutto il mio video e ho trovato dove collocare i vari pezzi: uno va a finire in fondo al pozzo che si trova nel giardino, un altro in una buca profonda al confine con l'altra villa, questo invece..."
    "Cooome???!! E adesso se ci cercano dalla base lunare come facciamo, dato che i contatti si sono interrotti?!"
    "Semplice: fino all'ultimo usiamo il tuo computer, io sono ancora reperibile via radio, poi alla fine distruggiamo anche quelli e scappiamo, così non ci troverà più nessuno.
    Io voglio andare in Spagna, imparare il flamenco, allevare tori e avere sempre a disposizione la cucina di Miguel!"
    "Anch'io.... e poi... mi piace l'alta montagna..." disse Zuril con sguardo sognante e occhi a forma di piccoli cuori.

    Arrivò finalmente l'ultimo giorno di permanenza alla villa: Miriam li aiutò a preparare i bagagli, li ringraziò della bella compagnia, disse che quando volevano potevano tornare e lei ne sarebbe stata ben felice.
    Appena i due ebbero varcato la soglia del cancello, l'immagine che si presentò loro davanti li fece rimanere impietriti come i resti delle statue romane che occupavano tutta la lunghezza della strada.
    "Allora? Siete pronti? Svelti, non c'è un minuto da perdere, muovetevi, sono venuto anch'io perchè l'operazione è difficile e delicata. C'è anche mia figlia Rubina con la sua Queen Panther."
    Zuril e Hydargos rimasero per diversi minuti con la bocca a O, increduli e incapaci di parlare e muoversi.
    "Vi volete muovere?" li sollecitò Vega battendo energicamente le mani.
    "Svelti, dobbiamo fare presto; avete preso tutto?"
    "Noi... maestà.... dobbiamo salire un attimo nelle nostre camere, non.... non abbiamo ancora finito.... noi non pensavamo..."
    " Voi non DOVETE pensare, voi DOVETE scattare, chiaro? Siete dei buoni a nulla, guai a voi se il piano non funzionerà, ci siamo capiti? Filate a prendere tutto come dei razzi, veloci, forza!"

    I due disgraziati si sentirono come se una voragine li avesse improvvisamente inghiottiti. C'erano anche Gandal e signora, i quali avevano un gran voglia di parlare - o meglio sparlare - di qualche fatto: di certo si trattava di un gustoso pettegolezzo.
    Poco distante avevano intravisto la principessa Rubina alquanto alterata, decisamente arrabbiata e forse triste. Appena si furono un attimo ripresi, chiesero a Gandal:
    "Ma... Sua Altezza per caso, si è svegliata con la luna di traverso?"
    Velocissima prese la parola Lady Gandal, e con molta soddisfazione assentì con vigorosi cenni del capo.
    "Si trattasse solo di una luna, di molte lune vorrai dire.... Da quando è stata progettata questa spedizione sulla Terra, la principessa si era molto esaltata, perchè era convinta di poter di nuovo contattare il suo.... il suo ex... decisamente ex... diciamo... fidanzato? Ecco, lei ogni giorno gli mandava dei messaggi alla Base in Giappone, ma lui niente, mai risposto: non si è data per vinta, giorno e notte attaccata via radio, finchè un bel giorno l'ha visto che correva a cavallo in dolce compagnia. Sapete, con quella ragazza che pilota il Delfino Spaziale e si scambiavano sguardi davvero speciali; ad un certo punto sono scesi da cavallo e si sono fermati nei pressi di un laghetto per fare il bagno. Tanto per capirci, la loro intesa non è solo quando il velivolo di lei si aggancia in perfetta sincronia a Goldrake, nooooo, c'è molto di più tra loro e ovviamente Sua Altezza non l'ha presa affatto bene. Da allora dorme poco e male, ci tratta come pezze da piedi e ora, costretta a venire qui e toccare con mano lo smacco, è veramente troppo per lei."

    Zuril e Hydargos osservarono meglio Rubina e notarono che, in effetti, sotto gli occhiali da sole a forma di farfalla, erano malcelate due profonde occhiaie bluastre; era abbastanza sciupata, ma peggio di tutto, immusonita e tanto arrabbiata, quindi si dissero:
    "E' meglio starle lontano, perchè se ci morde, nemmeno due sieri antivipera ci salveranno la pelle!"
    Tuttavia Zuril volle essere gentile con lei e, prendendola delicatamente per il gomito, la guidò verso il suo velivolo, dicendole con cortesia: "Prego principessa, salite, noi siamo quasi pronti."
    Rubina si divincolò con energia stupefacente, urlandogli: "Levami quelle zampacce verdi di dosso, brutto verme schifoso, capito?!!! Non ho bisogno di nessuno io!"
    "Cosa vi dicevo?" ammiccò Lady Gandal sadicamente soddisfatta.

    Intanto la principessa cominciava a sentire gli effetti del bollore di quell'estate rovente: il numero di scarpa trentasei scarso, stava vertiginosamente virando al trentotto abbondante, quindi era rimasta scalza, tolta la tuta spaziale e indossato un miniabito tutto stazzonato che non aveva mai visto un ferro da stiro.
    "Rubina piantala!" le urlò il padre "E voi correte, entro due minuti di orologio si parte, questo è l'ultimo avvertimento!"

    I due, ci misero davvero solo pochi minuti per salire alla villa e tornare, per poi esclamare con desolazione e un filo di voce: "Maestà, ci hanno rubato tutto! Sì, gli appunti, il computer, non abbiamo più niente di quanto studiato in queste settimane, ci dispiace, ma..."
    Re Vega divenne un tutt'uno con un'immagine iperdiabolica, il suo colore epidermico attraversò tutte le sfumature che vanno dal rosa chiarissimo al rosso vermiglio-scarlatto. Dalle fauci schiumava rabbia, offese, insulti e improperi mai sentiti a memoria di terrestri e alieni e quando non ne ricordò più, tirò fuori il tablet dove erano indicati altrettanti epiteti scarsamente lusinghieri.
    "Adesso rimarrete dove siete, chiaro? Non metterete mai più piede su Skarmoon, voglio dimenticare le vostre facce, per me non siete mai esistiti, sparite all'istante!" urlò di nuovo, mentre le vene del collo si gonfiavano in maniera preoccupante e la pressione sanguigna saliva verso i trecento abbondanti.
    "Andiamo Rubina, precedici tu verso la base lunare, noi ti seguiremo" aggiunse con tono molto basso, visto che le tonsille ormai, le aveva lasciate a terra, su quel lastricato dove duemila anni prima gli antichi romani erano passati coi loro carri trainati da cavalli.
    A questa notizia, la principessa parve lievemente rasserenarsi; l'unica ad avere un vantaggio strettamente personale era proprio lei, dato che non doveva più andare a toccare con mano l'indifferenza del suo ex promesso sposo.

    Vega, Rubina e Gandal se ne andarono subito, a terra rimasero Zuril e Hydargos: non sapevano se essere contenti o meno. Dove sarebbero andati?
    Prima che potessero formulare la domanda, li raggiunse Miriam con in mano il rastrello che aveva appena usato per eliminare le foglie dal giardino, li guardò e, come fosse la cosa più normale del mondo disse: "Avete perso il treno? Poco male, domattina col fresco il viaggio sarà più piacevole: intanto vado a girare l'abbacchio, mi è venuto veramente bene, forza, venite, chiudete bene il cancello per favore, per stasera non aspetto più nessuno!"

    I due alieni sorrisero ed entrarono di nuovo nella villa romana.


    FINE
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