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  1. Sogno di una notte di piena estate

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    FF Sogno di una notte
    By Luce il 25 April 2024
     
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    SOGNO DI UNA NOTTE DI PIENA ESTATE

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    “Ci fu una bella festa su Fleed molti anni fa…” ricordava Actarus nel dormiveglia, quando ormai si trovava da parecchio tempo sulla Terra e la lotta con Vega si faceva sempre più aspra.
    Il ricordo piacevole non lo abbandonava, ed era bello lasciarsi trasportare da quelle immagini come un’onda: vedeva davanti a sé quelle ragazze dai lunghissimi capelli biondi come il grano che danzavano, sembravano tutte uguali, i loro movimenti aggraziati erano in perfetta sincronia, c’erano anche tanti fiori e dei ragazzi che li porgevano loro come deferente omaggio alla bellezza e bravura.
    Più tardi erano stati tutti invitati per la cena al Palazzo Reale assieme a tutti i loro parenti e amici, era un grande ricevimento e avevano continuato a ballare, conversare piacevolmente tra loro, nella immensa sala al pianterreno; erano state aperte tutte le finestre e le due porte a vetri colorati comprendenti tutte le sfumature dell’iride, le quali portavano direttamente al giardino che in quell’estate era uno splendore di fiori, fronde mosse dalla brezza, un frinire di insetti, i profumi della natura si mescolavano a quelli dei cibi serviti in piccoli tavoli, in modo che gli invitati potessero muoversi liberamente.

    Il Re e la Regina si spostavano ogni poco e lentamente da ogni parte della sala, in modo che nessuno degli invitati venisse trascurato, la loro figlioletta Maria li seguiva, ogni poco era attratta da qualcosa o qualcuno a lei sconosciuto, osservava con curiosità le persone, voleva fare domande ma non osava, finchè non diede segni visibili di stanchezza e i suoi enormi occhi celesti non ce la fecero più a restare aperti, quindi fu portata dalla domestica nella sua stanza.

    Era presente anche la nobile famiglia Baron; Naida seguiva di continuo con lo sguardo e con i movimenti Duke Fleed, anche quando era lontana era come gli fosse sempre appresso. Avevano ballato, bevuto, fumato, conversato, poi si era fatta l’ora in cui ciascuno desidera stare solo e come da tacito accordo, tutti gli invitati avevano tolto il disturbo in silenzio e alquanto soddisfatti se ne erano andati.
    Nell’allontanarsi con la sua famiglia, Naida continuava a volgere il capo indietro, nell’esatta direzione del ragazzo col quale aveva passato la serata, anche se era molto evidente che entrambi avrebbero desiderato continuare a restare insieme per tutto il resto della notte, possibilmente in un altro luogo del palazzo, non nella sala vasta e centrale, ma piuttosto in una stanza più piccola e appartata, lontana da tutti gli altri e da occhi indiscreti.
    Tuttavia si erano salutati educatamente con un casto bacio sulla guancia, con la promessa di rivedersi al più presto.

    Non c’era rimasto quasi più nessuno, solo una ragazza, una del gruppo che si era esibita durante la festa: era quasi al centro della sala, guardava estatica e immobile con occhi scintillanti, in direzione del Principe ereditario, finchè entrambi fecero alcuni passi in avanti e furono vicini.
    “Sei sola? Con chi sei venuta? Hai bisogno di essere accompagnata a casa?” le chiese gentilmente Duke Fleed.
    Lei gli andò ancora più vicina e, prendendolo sottobraccio gli disse: “Ciao, mi chiamo Althea, sono venuta sola, io e la mia famiglia domani partiremo molto presto per la stella Zari, all’alba, ci trasferiamo là, quindi ti chiedo questo favore: voglio… cioè… io desidero passare la notte qui… ecco, io ho appena compiuto quindici anni, non ho ancora avuto un ragazzo e ho deciso che la mia prima esperienza deve essere con te, questa sera, poi non ci rivedremo più, quindi non ti chiederò nient’altro, ho solo questo grande desiderio.”
    Nel dirgli queste ultime parole, si era sollevata sulle punte dei piedi e gli aveva parlato quasi vicino all’orecchio, visibilmente emozionata. Il cuore le batteva fortissimo, così forte, che temeva lui sentisse.
    Duke la guardò a lungo intensamente e senza parlare, poi d’istinto si girò un attimo indietro, giusto in tempo per intravedere da lontano la chioma lucente di Naida che si allontanava sempre di più.
    La ragazza bionda continuava a tenerlo per mano e con un susseguirsi di mezze parole, frasi spezzate, quasi senza rendersene conto si trovarono nei pressi delle stanze da letto del Principe.
    Non poteva credere a quelle parole, erano decisamente assurde in bocca a quella ragazza dal viso pulito, innocente e bellissimo: pronunciate da un’altra, sarebbero apparse sfacciate, invadenti e anche volgari, senza dubbio sarebbe stata tacciata come una poco seria, ma da lei no, sembrava gli avesse chiesto un semplice passaggio o un bicchiere d’acqua fresca.
    Con gesti quasi inconsapevoli, lui aprì la porta facendola passare avanti e tutto il seguito fu ancora più semplice e spontaneo, come una trance di sogno, era il prolungamento della festa, di quel ballo soave eseguito con una grazia magnifica, di quella notte d’estate che entrava con forza e prepotenza dalla finestra spalancata dove un diluvio di stelle, enormi, scintillanti e bellissime, entravano senza invito e si deponevano a terra, facendo da scenario e illuminando a giorno il loro magico, inaspettato, sorprendente incontro.
    Alle primissime luci dell’alba lei era corsa fuori scavalcando il balcone, per raggiungere l’astronave che l’avrebbe portata via da quel pianeta forse per sempre.

    Ancora avvolto in uno stato di torpore, Actarus rivedeva e ripercorreva quel fuggevole incontro, ricordando e rivivendo le sensazioni allora provate, finchè a quell’immagine di giovane donna, se ne sovrappose subito un’altra, quella di Venusia che lui aveva conosciuto lì, sulla Terra, dove aveva sperato di dimenticare gli orrori del passato e rifarsi una nuova vita.
    Il pomeriggio precedente avevano fatto una bella corsa a cavallo, erano stati allegri… come sarebbe stata bella la vita senza guerre!
    Actarus sentì all’improvviso quel noto dolore della ferita al braccio e si alzò di scatto: "La ferita mi fa male, segno che le truppe di Vega sono vicine."
    A conferma dei suoi timori, suonò l’allarme. Uscì quindi dalla stanza, per dirigersi verso la base.


    FINE
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